Finisce davanti a un plotone d'esecuzione l’11 gennaio 1944, la parabola politica e umana di Gian Galeazzo Ciano, conte di Cortellazzo e Buccari, per tutti Galeazzo, o anche, per antonomasia, “il Genero”.
Nato a Livorno nel 1903, il padre Costanzo è un’ingombrante figura di militare e politico, eroe di guerra che alla fine del conflitto milita prima nel partito nazionalista e poi entra con successo nelle file del nascente fascismo. “Il figlio di Ciano” negli anni Venti è uno dei rampolli più in vista di quella nuova classe dirigente. Ha qualche velleità letteraria: poco più che ventenne scrive e mette in scena un dramma, di argomento tragicamente profetico, Felicità d’Amleto, che viene però accolto tra i fischi. Viene avviato dal padre alla carriera diplomatica: addetto d’ambasciata a Rio de Janeiro già nel 1925, passa la seconda metà degli anni Venti in varie sedi diplomatiche. È a Pechino, e poi a Roma, presso la Santa Sede. Il 24 aprile 1930 Galeazzo Ciano dà una svolta repentina alla propria carriera sposando la figlia primogenita di Benito Mussolini, Edda. Nominato console a Shanghai vi trascorre un paio d’anni rendendo nonno il duce del fascismo. Richiamato a Roma, nell’agosto del 1933 viene nominato capo ufficio stampa di Mussolini; nel settembre 1934 è sottosegretario alla stampa e propaganda. Supervisiona e cura la nascita del ministero della cultura popolare, di cui viene messo a capo, non riuscendo però a evitare che il suo dicastero passi alla storia con lo sfortunato acronimo di MINCULPOP. Nel 1935 come molti altri gerarchi parte volontario per l’aggressione all’Etiopia. Alla ricerca di imprese e medaglie da affiancare a quelle paterne, Galeazzo Ciano si arruola in qualità di pilota di bombardieri. Tornato dalle glorie africane riprende la carriera diplomatica: viene nominato ministro degli esteri, il più giovane della storia d’Italia, succedendo nella carica al suocero. Tra i suoi primi successi diplomatici si conta l’assassinio dei fratelli Rosselli in Francia e più in generale l’intensificazione della repressione contro gli antifascisti all’estero. Al Genero però tocca anche la guida della diplomazia italiana negli anni del sorpasso nazista come guida dei fascismi europei. Dopo gli accordi di Monaco del 1938, in cui accompagna Mussolini a cercare una mediazione sul problema dei Sudeti in Cecoslovacchia, mediazione che si conclude con la totale accettazione del diktat di Hitler, Galeazzo Ciano ha la capacità di comprendere prima e meglio di altri la subalternità crescente degli italiani nei confronti del sempre più ingombrante alleato nazista e cerca di fermare il totale allineamento del fascismo italiano alla causa hitleriana. Su questa posizione, negli anni del dopoguerra, nasce un vero e proprio mito riguardante le capacità e le presunte intuizioni da statista del genero di Mussolini. Mito alimentato in buona parte dalla pubblicazione del famoso diario del ministro degli esteri. Un’opera controversa, che raccoglie le memorie di Ciano dal 1937 al 1943. Quando la guerra da lui osteggiata appare evidentemente persa, Ciano insieme ad altri gerarchi si rende protagonista dell’autogolpe fascista del 25 luglio: convinto come altri di poter salvare il regime sacrificandone il capo, vota e fa votare contro il duce nella seduta del Gran Consiglio. Una delle poche decisioni prese in autonomia dal suocero e a lui chiaramente contraria; una decisione che per Ciano si rivelerà letteralmente mortale.
Biografia parzialmente tratta da un testo di Francesco Filippi per Maremosso.
Fonte immagine: copertina del volume L'Europa verso la catastrofe. La politica estera dell'Italia fascista. 1936-1942, Castelvecchi 2017